IL RAMO SPEZZATO
(la penna e l'ago)
A.E è artista molto attiva nel panorama non solo bolognese (ha lavorato spesso anche all’Estero) con il collettivo “ Compagnia dello Zukkero” da lei fondato: performance, video-art, modalità espressive e ambiti eterogenei, ed ora una mostra, costituita da opere quasi completamente inedite, di non facile collocazione, anche per la riluttanza dell’artista stessa ad accettare classificazioni di comodo. Le ubbie del critico, tuttavia, impongono la ricerca di parentele e affinità, di griglie interpretative sia pur minimali (ma plausibili), come possibile orientamento nel “gurgite vasto” della contemporaneità. E se i materiali impiegati – residuali, di risulta, pietre, rami spezzati, fili di cotone… - richiamano quasi inevitabilmente l’Arte Povera (ma il rifiuto della Ermilli a questa appartenenza è netto), le manipolazioni esercitate sui libri non possono non evocare l’opera di Emilio Isgrò, i suoi celebratissimi libri cancellati (se si vuol poi tacere dei tanti, e meno celebrati, epigoni dell’artista siciliano). Esiste veramente questa affinità? Sì e no. Sì, perché, detto banalmente, si tratta pur sempre di azioni manipolatorie esercitate sullo stesso oggetto (il libro, appunto). No, perché le cancellazioni di Isgrò sono gesto provocatorio, teso ad annullare, a distruggere significati, azione dirompente e nichilistica. Anche la Ermilli lavora per sottrazione, quando isola, col cucito o imbullonandole, pagine o intere parti del libro; ma, paradossalmente, l’intervento è volto ad amplificare i significati, attraverso il magistrale intreccio di aspetti diversi e di prodotti diversi del fare umano (la carta, la stampa, il cucito, il ricamo …) con il fare della Natura (i rami, le foglie …), alla ricerca di una pur problematica sintesi.
Ma c’è dell’altro. Inopinatamente si impone a chi scrive un’altra relazione parentale, un’opera di altro ambito artistico, il film, prezioso e obliato (e veramente mai troppo considerato) di Ermanno Olmi “Centochiodi” (2007), in cui il protagonista i libri li inchioda (al pavimento se ben ricordo).
Il gesto procurò scandalo fra i benpensanti, che gridarono allo scempio della cultura. In realtà c’era nel regista lombardo l’intento di intaccare la sacralità feticistica che nel libro si racchiude, in favore dei rapporti tra le persone, senza l’ingombrante mediazione di una cultura codificata (nel libro, appunto). Non c’era, quindi, profanazione del libro, come non c’è nell’opera della Ermilli, che, anzi, tende ad arricchire i significati dell’oggetto, in quell’intersecarsi di natura (qui con la lettera minuscola) e cultura, che costituisce elemento fondante di tutta l’attività umana.
Ma c’è altro, ancora. Le opere in cui la Ermilli lavora sul libro con ago e filo, costruendo geometrie fantasiose, riconducono alle radici del lavoro dell’artista-artigiano, ai primordi di ciò che usualmente definiamo opera artistica. A prescindere dai contenuti, c’è un lavoro creativo, manuale e intellettuale, che ha prodotto il libro, che in esso è condensato, e, intersecato a questo, altro lavoro creativo che su di esso si imprime. Siamo quindi lontani dal volere “épater le bourgeois” con un fare provocatorio: quella della Ermilli è arte delicata e gentile, densa di significati, un raffinato e non violento incontro tra Natura e Cultura, nella prospettiva del superamento di una dicotomia (quella appunto tra Natura e Cultura) che ha negativamente caratterizzato, quasi sempre, teoria e prassi della nostra civiltà. In una realtà in cui l’uomo ha costruito e sta vivendo un rapporto problematico, conflittuale, col mondo in cui dimora, l’opera della Ermilli tende a superare il dolore e il danno di questa frattura, e, con toni pacati, finanche sommessi, ma con atti decisi, ci induce ad una silenziosa riflessione.
ALESSANDRO FRASCAROLI
I CHING
Il libro si vede e si tocca. E' dedicato a "I Ching", antico libro dei mutamenti che fonda la sua filosofia di vita sulla natura. Ed è composto da quattro tavole, fronte e retro, contenenti gli otto trigrammi su cui si fondano i Ching. I principi base sono linea yang intera e linea yin spezzata, ovvero la coesistenza degli opposti. C'è una corrispondenza tra il significato dei trigrammi e i diversi materiali usati, come metallo, legno, foglie, sassi, piume, ricamo con fibre naturali. E gli stralci di pagine di libri come resto della cultura occidentale che si insinua nelle tavole dei trigrammi cinesi. L'ho visto come il libro dei libri, dove al di là delle parole, i materiali suggeriscono sensazioni ed evocano immagini.
Biennale del libro d’artista V^ edizione
Napoli, 5-20 luglio 2019